Cattedrale di Como, 19 maggio 2024

Solennità di Pentecoste

L'omelia del Vescovo

Abbiamo ascoltato, nella prima lettura, il primo e il più famoso episodio della Pentecoste, dal momento che negli Atti degli Apostoli viene descritto più volte come la prima comunità cristiana sia stata vivificata dalla discesa dello Spirito Santo, in diversi ambienti e in varie situazioni.

Nel brano citato, lo Spirito Santo ha fatto irruzione nel cenacolo di Gerusalemme, dove gli apostoli erano riuniti in preghiera con Maria.

Egli ha dato loro la forza e il coraggio di uscire in città e di affrontare subito, senza paura, la folla, composta da gente di varie nazioni, dove ciascuno però li ha uditi parlare nella propria lingua.

La Pentecoste non è solo il ricordo di ciò che un giorno lo Spirito del Signore risorto ha compiuto a Gerusalemme con la trasformazione dei cuori dei discepoli e l’inizio della missione della Chiesa nel mondo.

La forza operosa e vivificante dello Spirito non si è conclusa in quel luogo, ma si è prolungata efficacemente nella Chiesa, di secolo in secolo, generando un vivace e multiforme storia di santità, perché i discepoli del Signore potessero proclamare, ciascuno con i propri doni ricevuti dallo Spirito, le grandi opere di Dio e ha raggiunto anche noi, discepoli dell’ultima ora.

Vogliamo credere che Il Signore ricolma oggi anche noi dei doni dello Spirito e sono sovrabbondanti, per essere messi in grado non tanto e non solo di compiere azioni straordinarie, ma più semplicemente, di vivere innanzitutto secondo il Vangelo. Insieme siamo aiutati di progredire nella fede e nell’amore, ma anche a testimoniare la bellezza della vita battesimale. Essa ci permette di mantenere uno stile filiale, nei confronti di Dio padre e insieme un atteggiamento fraterno verso tutti, nel servizio della carità, una vita pienamente umana, rispettosa della dignità di ogni uomo e donna perché figli di Dio.

Il cristianesimo non è una ideologia, ma un cammino esistenziale, un modo di vivere, mossi dallo Spirito che ci è stato donato.

La sua azione operosa, tuttavia, non è mai circoscritta ai soli credenti, si estende ben oltre i confini ecclesiali, perché l’amore di Dio va oltre, è per tutti gli uomini.

Lo Spirito Santo, tuttavia, viene abbondantemente offerto a noi, quali discepoli del Signore, perché sappiamo “anticipare” di fronte agli altri uomini un certo “stile di vita”, descrivere con fatti concreti, ciò che corrisponde a quei desideri dello Spirito, elencati nella seconda lettura. (s. Paolo ai Galati).

Se con docilità ci lasciamo guidare dallo Spirito possiamo godere anche dei suoi frutti, che diventano segno certo di una presenza che non può non affascinare ogni uomo, quali sono: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.

Ne abbiamo tutti bisogno, perché solo così sappiamo affrontare in verità e con sapienza ogni situazione della vita: i momenti di gioia e quelli del dolore, e fiorire in ogni ambiente di vita, che certo non profuma di vangelo, perché colmo purtroppo di tanta aggressività e violenza.

Questi doni che lo Spirito ci mette a disposizione trasformano realmente la nostra vita, ma anche determinano un ambiente di vita che permette di promuovere quella “cultura della Pentecoste”, che fa dell’azione di un cristiano, come singolo e come comunità, un vero dono per i fratelli e per l’intera società.

Accogliamo con gioia questi doni che lo Spirito di nuove ci mette a disposizione e traffichiamoli con ogni cura.

Oscar card. Cantoni

 

 

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