Celebrazione con i Sacerdoti che ricordano il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale

Stupore, gratitudine, intercessione

L'omelia del Vescovo

Sabato 29 giugno, nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, il vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, ha presieduto la Santa Messa in Cattedrale. Con lui hanno concelebrato alcuni sacerdoti, nel ricordo del cinquantesimo di ordinazione presbiterale.

 

Di seguito il testo dell’omelia.

Cari fratelli, siete tornati qui, nella casa comune, dove tutti ci riconosciamo figli e fratelli, dove un giorno ben preciso avete ricevuto con l’ordinazione presbiterale lo Spirito Santo, che vi ha condotti e guidati lungo un cammino di fede e di comunione, che persevera da cinquant’anni.

Stupore, rendimento di grazie, intercessione: ecco cosa esprimere in questo luogo e in questa speciale ricorrenza.

Stupore: non solo per essere stati gratuitamente chiamati dal Padrone della messe, ma anche al ricordo di un tempo trascorso così velocemente, nella quotidiana risposta al Signore. Cinquant’anni vissuti nell’impegno pastorale a servizio della nostra gente, in tante realtà pastorali della nostra diocesi, in una stretta comunione fraterna tra voi, àncora di salvezza per i momenti difficili che ciascuno ha potuto affrontare.

Viene opportuna la prima lettura. “Mentre Pietro era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui”. Vi siete sentiti così intimamente solidali da vivere a sostegno gli uni degli altri, espressione della comunità di fede nella quale si prega incessantemente e dove mutuamente ci si adopera. Questa profonda solidarietà fraterna, vissuta incessantemente, è ciò che vi ha caratterizzato, divenendo un modello di vera fraternità anche per gli altri membri del nostro presbiterio.

Stupore per una giovinezza perenne, che è frutto non di un semplice volontarismo umano, ma della grazia che dona e mantiene il gusto e la consolazione di essere preti al di là delle forze che in questi tempi, per qualche acciacco, da una parte o dall’altra, vengono meno.

Da qui il rendimento di grazie. Duplice: sia da ciascuno, ma anche della intera Chiesa comense, che gioisce con voi e vi ringrazia per il vostro ministero a vantaggio del santo popolo di Dio.

Un grazie sincero viene espresso da ciascuno per la fedeltà con cui il Signore ha sorretto le vostre vite e accompagnato nelle diverse tappe da voi vissute, esposti come siete stati a qualunque situazione, a volte felice, a volte difficoltosa.

“Ed ecco gli si presentò un angelo del Signore, toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse, alzati in fretta, mettiti il mantello e seguimi!”. Il Signore desta dal sonno di morte i suoi discepoli, li libera dai lacci in cui sono avvolti e scioglie dalle catene. Penso che anche a voi siano capitate situazioni simili, in cui avete potuto sperimentare la vicinanza del Maestro divino che vi ha detto: “mettiti il mantello e seguimi”. Da qui il vostro rendimento di grazie, perché il Signore ci permette di ripartire sempre, facendo tesoro anche dei nostri peccati e ci spinge fuori dalle nostre paludi per un cammino rinnovato, frutto di un più intenso amore.

Ma permettete che oggi ricordiate che, proprio qui, in questa Cattedrale, con le mani strettamente congiunte nelle mani del Vescovo che vi ha ordinato, avete promesso una comunione profonda con lui e con i suoi successori, un legame indistruttibile di fedeltà e di amore alla nostra Chiesa di Como.

Ora è Lei, attraverso la mia umile persona, a ringraziare di vero cuore ciascuno di voi, per la vostra dedizione a un cammino pastorale sempre imperfetto, come fragile e incerto è sempre il cammino del viandante che attraversa sentieri sconosciuti e impervi. Stiamo attraversando momenti difficili e tortuosi per la Chiesa, che vive come le doglie di un parto, in attesa di nuovi stili pastorali, conformi ai veri drammi che l’umanità oggi sperimenta, che sappiano soddisfare la grande ricerca di Dio da una parte, ma anche il torpore spirituale di molti, che vivono nella indifferenza, come se Dio non esistesse.

Ora, dopo cinquant’anni di indiscusso amore e di incessante servizio, cosa ci resta? Non forse un giusto pensionamento? Il sacerdote, però, non conosce soste e se anche ciascuno troverà in un prossimo futuro nuovi luoghi, non si tratterà, certo di un semplice accomodamento, ma di un modo diverso di vivere nella Chiesa, con minori responsabilità, ma sempre a servizio del popolo di Dio e in piena comunione con gli altri pastori.

C’è un ministero che è indispensabile e più prezioso di qualunque altro impegno. È quello della intercessione. Noi siamo dei grandi intercessori per mandato esplicito della Chiesa e questo è un compito che ci caratterizza come pastori in cura d’anime, anche se non siamo monaci, ma che si intensifica quando vengono meno gli urgenti doveri, che nel tempo passato possono aver messo in secondo piano questo nostro dovere.

Possiamo spaziare con la nostra preghiera a favore di tutti, nella chiesa e nel mondo intero, proprio ora che il tempo vi/ci costringerà a impegni più ristretti e di minore responsabilità.

Lo Spirito santo che è il grande suggeritore vi libererà da tante incombenze pastorali perché siate più disponibili a dare più tempo alla preghiera, che resta ancora “l’anima di ogni apostolato “, nel comune impegno di costruzione del Regno di Dio, perché Cristo sia riconosciuto come il cuore del mondo.

Io, per alcuni di voi, coetaneo, ma per un disegno misterioso di Dio, vostro vescovo, vi accompagno con sincera amicizia e con amore fraterno e paterno.

Oscar Card. Cantoni

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