V Domenica di Pasqua

Segno di Croce

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,1-12)

In quel tempo, Gesù disse: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».

Padre nostro

Preghiera:

O Cristo, rafforza chi è debole nella fede,

e rivelati a coloro che dubitano.

Amen.

Lettura:

La scorsa settimana, di passaggio a Verona, sono andato a visitare un confratello che da due anni è ricoverato nella struttura che i Missionari Comboniani hanno predisposto per i confratelli anziani o ammalati. Si tratta di P. Manuel João Pereira che, dopo sedici anni di lavoro missionario in Africa, nel 2010 ha scoperto di essere malato di SLA. Da allora ha lavorato con noi a Roma per alcuni anni, finché la malattia ha richiesto delle cure molto particolari.

Il nostro incontro è durato pochi minuti. P. Manuel è ormai costretto all’immobilità e ha perso quasi completamente l’uso della parola. Mi ha lasciato un’impressione enorme di serenità e di letizia mi ha accompagnato per i giorni successivi e ha illuminato le parole contenute in un’intervista che p. Manuel aveva rilasciato qualche settimana prima (https://www.comboniani.org/?page_id=22833).

Ne voglio citare due brani.

D – Tu dici spesso che “la vita è bella, ma breve per realizzare tutti i nostri sogni”. Come mai sono così importanti i sogni per te?

R – Per me, il sogno dà un orientamento alla vita, è qualcosa che sta dinanzi a noi e ci fa crescere. È una meta. Naturalmente, dal punto di vista umano, e anche dal punto di vista della fede, il sogno è la volontà di crescere, di andare avanti, di non accontentarsi della banalità, di alimentare il desiderio di crescere nell’avventura della vita. Il sogno, così, è un respiro di futuro.

Da un punto di vista umano, il sogno è un progetto, qualcosa che ci poniamo come traguardo. Dal punto di vista della fede, c’è una trasformazione, perché il sogno è una chiamata di Dio che ci chiede di cambiare prospettiva, di passare dal nostro progetto alla sua promessa… Non sono io che mi pongo una meta, con il mio sogno; ma è Dio che mi pro-mette, che pone davanti a me il suo progetto, il suo sogno. Io sono passato a guardare la mia malattia e la mia situazione come un progetto, una promessa che Dio mi ha messo davanti… la vocazione missionaria è sempre una promessa di Dio.

D – Cosa fa un missionario che non può fare niente, oltre che pensare?

R – Grazie a Dio, la malattia con me è stata molto benevola, perché nonostante la situazione d’immobilità, posso continuare a leggere e a scrivere con il computer. All’inizio, ho pensato che la mia vita sarebbe stata breve, stando alle statistiche…. Il tempo mi ha permesso di ri-visitare il mio passato e di trasformare tutto… come se la mia vita fosse tutta una semina nella quale il seme

lanciato a terra deve morire per dare frutto. Allora, la ri-visitazione della mia vita è un’occasione per ringraziare Dio per tutto quello che ho potuto fare con il suo aiuto…

Padre Claudio Lurati

Missionario Comboniano di Lipomo

NON SIA TURBATO IL VOSTRO CUORE: Questa settimana provo a non avere il timore di quello che gli altri possono pensare: chiedo scusa e dico grazie.

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