Stiamo vivendo un bellissimo momento di festa e di profondissima gioia, di grande consolazione spirituale, di intenso rendimento di grazie. Facciamo nostre le espressioni del salmo responsoriale: “Benedirò il Signore in ogni tempo; Magnificate con me il Signore; Guardate a lui e sarete raggianti”.
Ieri la Chiesa ha proposto a tutti i battezzati Teresio Olivelli come modello adulto, ben riuscito, di vita cristiana. Dichiarandolo beato, la Chiesa ha testimoniato che la santità di Dio ha fatto irruzione nella vita e nella storia di questo nostro fratello, così da poter presentare la sua persona e la sua vita come un esempio sicuro di santificazione per coloro che lo vorranno conoscere più da vicino, imitare i suoi esempi e affidarsi alla sua intercessione. Tutti i battezzati sono chiamati alla santità e Teresio ci testimonia con la sua esistenza, vissuta come laico cristiano, che la santità è possibile in ogni stato di vita, nella misura in cui ciascuno di noi è fedele allo Spirito che ci guida e ci conduce attraverso l’evolversi della nostra vita, e in qualunque circostanza, felice o avversa, compresa la persecuzione a causa della fede, come capita ancor oggi a molti cristiani nel mondo. Il martirio è una condizione che accompagna costantemente la vita dei cristiani di ogni tempo, fino ad oggi.
Cari Bellagini: non solo potete vantarvi del vostro paese, definito “la perla del lago di Como”. Avvalendovi della testimonianza eroica di Teresio Olivelli, che si presenta come luce sfolgorante per la vita bella e santa da lui vissuta, ora possedete per mezzo di lui una perla in più, splendente nel firmamento di Dio, a beneficio di tutta la Chiesa. Teresio ha respirato fin da bambino non solo il tepore del nostro centro lago, ma anche il clima spirituale che questa comunità cristiana gli ha offerto, sostenuto dalla sua famiglia, che lo ha educato alla vita di fede, trovando nella parrocchia di Bellagio lo spazio per la sua crescita, nei primi anni della sua esistenza.
Permettete che, provenendo io da Tremezzo, ricordi con particolare gratitudine e ammirazione, lo zio prete di Teresio Olivelli, mons. Rocco Invernizzi, che guidò la mia parrocchia di S. Lorenzo. Una figura la cui memoria è profondamente radicata ancor oggi, a distanza di anni, per il suo impegno e per il suo zelo pastorale. Don Rocco fu un pastore ha inciso profondamente nella vita e nella personalità del nipote Teresio. Tutti noi siamo frutto di quanto abbiamo ricevuto dagli altri, soprattutto di quanti per amore ci hanno educato alla vita di fede e ci hanno insegnato l’arte di vivere. Gli inizi della vita sono determinanti per impostare una personalità e avviarla verso ulteriori sviluppi, che spesso non fanno altro che confermare le scelte iniziali. Dio si serve dei suoi amici per guidare a Lui quelli che ha scelto per una particolare missione, preparandoli da molto lontano a divenire quello che sono chiamati ad essere. Oso affermare che Teresio Olivelli non sarebbe diventato discepolo fedele di Cristo senza la vicinanza educativa dello zio prete, verso il quale mantenne sempre una viva devozione.
La vita di Teresio si è sviluppata interamente alla luce del mistero pasquale, quello che noi riviviamo in questa celebrazione eucaristica. Egli ha fatto di tutta la sua vita una vita donata, è diventato una Eucaristia vivente, condividendo le sofferenze di Cristo. Si è messo con entusiasmo a disposizione dei giovani di Azione Cattolica; ha assistito con grande impegno i suoi studenti universitari, ha accompagnato come volontario gli Alpini nella tragica campagna di Russia, dove ha compreso il fallimento delle ideologie atee allora in voga, si è lasciato coinvolgere nelle battaglie per la difesa della libertà, nella Resistenza, fino a prendere le difese di un uomo umiliato dalle vessazioni dei carcerieri nel campo di concentramento, così da essere “esposto pubblicamente a insulti e persecuzioni, facendosi solidale con coloro che venivano trattati in questo modo”, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, la lettera agli Ebrei. I suoi gesti eroici non sono tuttavia spiegabili senza una previa paziente formazione alla fede, senza una abituale intimità col Signore e nell’esercizio quotidiano della carità. Un allenamento che lo ha portato perfino a offrire i suoi abiti a un ebreo e il suo cibo a un altro deportato, a far pregare i suoi compagni infondendo in loro coraggio e pazienza nelle prove.
La morte eroica di Teresio Olivelli, nel lager di Hersbruk, accompagnata da una costante preghiera, fu un’offerta gradita a Dio. Viene così affermata la vittoria del bene sul male, viene contraddetta la mentalità mondana che usa la violenza e la forza per affermarsi nella vita, a scapito dei deboli. Il trionfo del bene, che sconfigge con la debolezza la strapotenza dei potenti, si dimostra la via suprema con cui Dio vince sempre, riconoscendo quanti hanno amato fino alla fine e sono rimasti fedeli a Lui in vita e in morte. Possa il nostro beato Teresio Olivelli, vero modello di santità laicale, suscitare un nuovo ardore nei laici cristiani perché sappiano assumere nel mondo di oggi alte responsabilità civili, a servizio del bene comune, intese come una speciale forma di carità cristiana.
- Giovanni Paolo II, parlando di Teresio Olivelli, ha definito la sua morte “simile a quella di S. Massimiliano Kolbe”.