A questo punto ho da darvi una comunicazione, che è ben di più di una semplice dichiarazione. E mi pare che questo sia il momento giusto, dopo esserci nutrici dell’Eucaristia ed aver sperimentato di essere perciò un solo corpo in Cristo. E poi, dato nella festa dei vostri Patroni, questo mio intervento, assume una giusta rilevanza. Dopo matura riflessione, intensa preghiera, dialogo sincero e costruttivo con varie persone, ho pensato che diverse ragioni pastorali giustifichino per la vostra parrocchia, la più impegnativa della nostra diocesi, un avvicendamento dei sacerdoti. Lo richiedono anche le nuove urgenze pastorali emergenti in Diocesi. Alludo al congedo da Sondrio dei quattro sacerdoti presenti, a cominciare dall’arciprete monsignor Marco Zubiani, da don Roberto Secchi, don Michele Parolini, don Francesco Vanotti, i quali, alla mia richiesta di un passaggio ad altro ministero, hanno dimostrato di amare la Chiesa più di loro stessi e di essere così tanto liberi da sentirsi preti ovunque siano inviati, senza difendere se stessi e anteporre i propri desideri al bene della Comunità: un modello anche per altri preti, a cui potrebbe essere richiesto un avvicendamento. Cari fratelli sacerdoti: vi ringrazio per la vostra generosa disponibilità, mentre solo il Signore può adeguatamente compensarvi con i suoi doni di grazia per aver assolto con passione e sollecitudine il vostro ministero in questa santa Chiesa di Sondrio. Certo, ciascuno con la propria personalità e con le specifiche predisposizioni, ma tutti in spirito di collaborazione e di fiducia reciproca per l’edificazione del popolo di Dio. Ricordate la prima volta che come vescovo celebrai in questa collegiata l’Eucaristia? Era il sabato 3 dicembre dello scorso anno, da pochi giorni rientrato in diocesi di Como. Don Marco, nel suo discorso introduttivo, disse più o meno queste parole: ”Ci conosciamo da tanti anni, abbiamo condiviso tante esperienze di fede e di amicizia; ora ti accogliamo come vescovo e siamo pronti a offrirti la nostra obbedienza”. E io, con molta ilarità, ma immediatamente, risposi con una semplice espressione: “vedremo!”, provocando una risata generale! Ora devo attestare pubblicamente che non solo è giunto questo momento, ma anche che don Marco ha mantenuto ciò che aveva promesso: non si trattava esclusivamente di un discorso formale, di pura circostanza! Come comunità cristiana avrete modo di esprimere ai quattro sacerdoti la vostra affettuosa e sincera gratitudine E dal momento che, come dice il libro del Qoelet, «c’è un tempo per ogni cosa», vorrei che questo tempo fosse dedicato al solo ringraziamento, senza anticipare pronostici sul futuro nuovo parroco, anzi sulla nuova “equipe pastorale”. Ogni cambio suppone un distacco, con un po’ di rincrescimento: esso fa parte della vita ordinaria per ogni persona e per ogni comunità, ma anche dispone ad un rinnovamento pastorale. Da parte mia, vorrei favorire un tentativo di gestione collegiale, che coinvolga responsabilmente insieme, nello stesso tempo, sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi, laici e laiche, sposati e celibi, associazioni, movimenti e gruppi, come è per ogni Chiesa che voglia dirsi di stile “sinodale”. Vorrei aiutarvi perciò a fare della vostra Comunità parrocchiale, ancora di più, una Chiesa che alimenti l’incontro con gli altri attraverso buone relazioni interpersonali, promuova l’impegno nel mondo e susciti una grande passione per l’evangelizzazione secondo lo spirito di Papa Francesco. A tutti noi l’impegno di costruire una Chiesa così, a servizio degli abitanti di questa nostra terra.
+ Oscar Cantoni, vescovo