È un appuntamento tradizionale quello di incontrarci qui insieme, ogni anno, nella memoria di don Giussani.
La celebrazione eucaristica di questa sera assume, tuttavia, un significato del tutto particolare, giacché vogliamo ricordare con gioia i cento anni dalla nascita di don Giussani, la cui vita è stata interamente vissuta a pieno servizio di Dio, della Chiesa e di tanti amici che hanno vissuto alla luce della sua testimonianza e del suo insegnamento. Si è realizzato ciò che s. Paolo VI sottolineava, cioè che oggi “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri, lo fa perché sono testimoni” (EV 41).
La figura di don Giussani e il suo insegnamento continua ad essere attraente anche oggi perché è indubbio il fascino, sempre vivo e ardente, da lui coltivato per il Signore Gesù, colui attraverso il quale la nostra storia personale acquista un senso compiuto. Don Giussani ha costantemente sottolineato che Cristo, rivelatore del Padre, non è un’idea, ma una presenza reale, udibile, visibile, toccabile dentro un fenomeno storico che è la Chiesa, una proposta suggestiva, tale che può essere presa sul serio.
“Cristo è la vita della mia vita“, ebbe a dire, cioè l’ha resa pienamente vivibile e feconda, e sarebbe bello che ciascuno di noi lo potesse constatare, in piena verità e umilmente, nel corso della propria esistenza. E ancora proseguiva: “Cristo si è imbattuto nella mia vita, la mia vita si è imbattuta in Cristo proprio perché io imparassi a capire come Egli sia il punto nevralgico di tutto. In Lui si assomma tutto quello che vorrei, tutto quello che io cerco, tutto quello che io sacrifico“.
Da qui emerge la figura di un uomo, attratto e conquistato da Cristo e perciò una persona non autocentrata, un fondatore che è vissuto non per se stesso, in difesa di sé e a promozione del suo Movimento, ma che ha dato la vita volentieri, e con passione, per l’opera di un Altro, quindi un uomo veramente ecclesiale, le cui opere, come ricorda s. Giacomo nella prima lettura, sono state ispirate a mitezza e sapienza insieme.
Ecco perché consideriamo don Giussani un grande dono di Dio per la Chiesa di oggi, tanto bisognosa di persone con uno sguardo profetico, che sappiano utilizzare il Vangelo per l’uomo di oggi, le cui risposte sono capaci di soddisfare profondamente le esigenze del cuore e lo fanno gioire.
Questa sera ricordiamo anche i 40 anni di fondazione della Fraternità. Che tutti i membri facciano dell’amore a Cristo la misura di tutto e il fine di ogni loro azione. Possano affrontare tutto secondo la mentalità di Cristo e agire in tutte le circostanze secondo il suo pensiero.
Venendo al vangelo proclamato questa sera, anche noi, ci sentiamo molto simili ai primi discepoli incontrati da Gesù, che gli domandavano in privato il perché della loro incapacità nello scacciare i demoni, cioè nell’affrontare il male che ostacola e si contrappone al Regno di Dio.
Nonostante il nostro impegno apostolico, dentro la società in cui operiamo, frutto del comune sacerdozio battesimale, sperimentiamo spesso il prevalere del male, del vuoto e del nulla, tanta resistenza all’opera della grazia e le nostre fatiche sembrano vanificate e così non portare i frutti desiderati. Il Signore ci mantiene umili, fiduciosi non in noi stessi e nelle nostre opere, ma radicati costantemente in Lui, che ha vinto ogni resistenza con la sola forza dell’amore. La nostra perseveranza nella preghiera assidua e quotidiana, frutto della nostra fede, che nasce come riconoscimento della ragione, ci permetta di avanzare nel cammino della vita, grati al Signore che moltiplica il bene che compiamo e lo diffonde a beneficio di tanti, anche a nostra insaputa.