- Saluto tutti voi e vi ringrazio per la vostra presenza a questa giornata di preghiera per il Sinodo.
- Arrivo solo ora per impegni urgenti che richiedevano la mia presenza.
- Ricordo con affetto e gratitudine il caro p. Luigi Zucchinelli, colpito da una malattia che preoccupa. Lo ricordiamo nella nostra preghiera.
Alla luce della festa di S. Matteo che oggi veneriamo, attraverso la pagina di Vangelo che è stata annunciata, ci sentiamo anche noi chiamati immeritatamente dal Signore, molto spesso, anche in tenera età’, ed è questo un motivo di stupore, di lode e di ringraziamento.
Nessuno di noi può aver dimenticato quella parola così carica di affetto e nello stesso tempo cosi imperiosa che Gesù ha rivolto a Matteo: seguimi! Una piccola espressione che è più che un invito e che per ciascuno di noi ha avuto una risonanza particolare, in un momento ben preciso della nostra vita, impegnandoci in una risposta del tutto libera, che alla fine ha vinto sulle nostre esitazioni e sulle nostre paure.
Il Signore ci ha scelto e chiamato non per i nostri meriti, dal momento che nessuno di noi può vantare diritti di fronte a Dio o gloriarsi della sua impeccabilità.
Il Signore Gesù ci ha scelto perché potesse trionfare su di noi la sua misericordia. Non siamo migliori degli altri nel popolo di Dio. Siamo quello che siamo perché il Signore è venuto a cercarci, ci ha donato il suo amore, ci ha guariti dalle nostre infermità e ci ha preso con se’, così da sentirci sempre “peccatori perdonati”.
Solo chi è consapevole di essere stato scelto, senza alcun suo merito, solo a chi è stata usata misericordia, e ha più e più volte sperimentato la grazia del perdono, può essere in grado di comprendere la misericordia e farsene convinto banditore.
Ancora un volta ci è dato di comprendere che la misericordia, principale attributo di Dio Trinità, consiste non in una semplice enucleazione di verità dottrinali, ma è una realtà molto concreta, che ha a che fare con la nostra esistenza quotidiana, né può essere circoscritta solo a persone o a situazioni particolari, ma è estesa a tutti, quindi anche a noi.
Solo perché raggiunti dalla misericordia possiamo comportarci in maniera degna della chiamata che abbiamo ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimita’, sopportandoci a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”.
Se la vita consacrata ha un suo proprium, questo si distingue per un suo alto modo di vivere che coniuga insieme umiltà dolcezza e magnanimità.
Esso permette di riconoscere in un consacrato/a una pienezza di umanità, che si differenzia dallo stile mondano e che qualifica i nostri rapporti interpersonali rendendoli estremamente cordiali e benevoli.
Il nostro dovrebbe essere uno stile che sorprende e che affascina. Uno stile che testimonia come l’incontro con Cristo sfoci in una pienezza di umanità trasfigurata, attraverso la quale è possibile sopportare i pesi degli altri e mantenere l’unità, che è il vero segno della fraternità secondo il Vangelo.
Quanto cammino di purificazione dobbiamo percorrere per giungere a questa meta, quanto lavorio interiore ci è necessario, quale trasformazione interiore dobbiamo realizzare, sotto l’impulso dello Spirito Santo: ma questa è la condizione per poter essere “testimoni e annunciatori della Misericordia di Dio”, scopo fondamentale della nostra esistenza, segno di fedeltà al Cristo Signore , che ci ha amato e ha consegnato tutto se stesso per noi.