Nell’ambito delle celebrazioni per i 70 Anni di presenza della Comunità monastica delle Monache Benedettine a Grandate, lunedì 1° luglio alle ore 20.30 il vescovo Oscar card. Cantoni ha presieduto la Celebrazione Eucaristica presso la chiesa del Monastero.
Di seguito il testo dell’omelia.
Da settant’anni le nostre sorelle Benedettine del SS Sacramento sono ospitate in questo monastero e noi ringraziamo Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, per la felice ricorrenza di cui oggi facciamo memoria grata, essendo esse giunte da Piedimonte nel lontano 1954. Da allora esse coltivano qui la loro vocazione monastica, approfondimento della chiamata battesimale, in un cammino di progressiva conformazione a Cristo Signore, per diventare in tutto somiglianti a Lui, totalmente consegnato al Padre, per la salvezza del mondo.
Ricordare l’arrivo delle nostre sorelle claustrali nel monastero di Grandate non può essere però solo un semplice ricordo storico, ma uno stimolo che produce un nuovo dinamismo vitale, per ulteriori sviluppi.
Non sono poche le monache che in questi settant’ anni si sono succedute in un umile cammino di sequela di Cristo. Con la loro vita, che si è svolta sempre in un ritmo ordinario e costante di preghiera, lavoro, accoglienza e vita fraterna, hanno richiamato con forza l’intero nostro popolo di Dio al senso primo e ultimo di ciò per cui esso vive (cioè, il primato di Dio) e nello stesso tempo ci hanno insegnato a fare della nostra vita un’offerta a Dio per i fratelli e le sorelle sparsi in tutto il mondo.
Noi siamo lieti e grati per questa loro salutare e stimolante presenza nella nostra diocesi, a partire dalla parrocchia di Grandate, un vero raggio di luce che illumina il cammino ordinario delle nostre Comunità parrocchiali e i singoli battezzati.
Queste nostre sorelle hanno aiutato tante persone a deporre presso di esse il loro fardello di dolore e di sofferenza, chiedendo il ricordo nella preghiera e ricevendo tanto conforto e sostegno. In questo modo, hanno irradiato tanta consolazione e speranza, mentre noi abbiamo potuto sperimentare anche il benefico effetto della loro maternità spirituale.
In questi settant’anni, si sono fatte voce di tutta la Chiesa con il preciso compito di lodare, ringraziare, gemere, intercedere e supplicare senza sosta il Signore per il bene della Chiesa e la salvezza dell’umanità. Il ministero della preghiera, tipico di chi vive la vita contemplativa, abbraccia l’intera umanità, sostiene anche coloro che non credono o che fanno fatica a credere. Chi vive la vita monastica si fa carico dei fratelli e delle situazioni più dolorose in cui è immersa l’umanità.
Non è facile, anche per molti cristiani che obbediscono a logiche utilitaristiche, di resa immediata, conoscere la vera identità e la missione della vita contemplativa nella Chiesa oggi. A che cosa servono le suore di clausura? É la domanda frequente sulle labbra di molti, anche di cristiani che frequentano la vita delle nostre Comunità.
Eppure, il mondo ha bisogno di voi, care sorelle, perché voi accompagnate e sostenete, anche se misteriosamente, il cammino degli uomini, iniettando la forza di Dio in tutte le membra del corpo di Cristo. Siete nel cuore della Chiesa un sostegno per quanti ignorano la presenza di Dio, vivono come se Dio non esistesse e sono del tutto indifferenti alla sua presenza amorosa.
Voi siete fari di luce, che indicate a tutti noi e ci richiamate fortemente, nel silenzio e nella preghiera personale e comunitaria, che Cristo è l’unico Signore, via, verità e vita, che offre pienezza alla esistenza umana, donando vita in abbondanza. Continuate a sostenere l’impegno assiduo di quanti sono impegnati in prima linea nell’audace impegnativo compito di evangelizzazione. È Dio che vi dispensa ai fratelli come cosa sua.
Con lo sguardo di fede, immerse nel mistero della contemplazione, abbiate occhi veramente spirituali.
Siate, cioè, in grado di contemplare il mondo e le singole persone con lo stesso intenso e veritiero sguardo di Dio, ossia con la tenerezza di un padre che si prende cura dei suoi figli, vedendoli tristi e delusi, preoccupati e impauriti per tanta ferocia, che rende la vita disumana in molte parti del mondo.
Assieme al carisma benedettino, avete anche il compito specifico della adorazione eucaristica, momento privilegiato per assimilare interiormente il pane della Parola, spezzato durante la celebrazione, e continuare l’azione del rendimento di grazie. Papa Francesco invita continuamente il popolo di Dio a ricuperare il significato dell’adorazione eucaristica. Così egli intende l’adorazione eucaristica: essa è “la risposta di Dio alla fame del cuore umano, alla fame di vita vera. In essa Cristo stesso è realmente presente in mezzo a noi per nutrirci, consolarci e sostenerci nel cammino. Adorare Dio significa riconoscere nella fede che solo Dio è il Signore e che dalla tenerezza del suo amore dipendono le nostre vite, il cammino della Chiesa e le sorti della storia”.
Vorrei infine ricordare un altro momento prezioso che qualifica la vita di queste nostre sorelle, ossia la dimensione comunitaria della loro esistenza, la gioia e la fatica del vivere insieme.
Attraverso la vita fraterna voi insegnate a noi tutti, alle nostre comunità, la possibilità di vivere una vita in modo differente, al di là dell’individualismo e della autoreferenzialità imperante.
Annunciate profeticamente l’attuabilità di una convivenza tra persone che non si sono scelte, ma che hanno imparato, non senza fatica, a vivere insieme, impegnandosi quotidianamente alla costruzione della comunione. In questo modo voi insegnate al popolo di Dio che solo nella fraternità si impara ad accogliere gli altri come un dono di Dio, accettandone le caratteristiche positive e insieme anche i limiti e le diversità, che sono sempre una ricchezza. È nella fraternità che si impara a condividere i doni ricevuti per l’edificazione di tutti.
Care sorelle: chi segue Cristo rimane sempre giovane. La vostra giovinezza si prolunga da settant’anni. Vi auguro di crescere nella fede dei semplici e insieme nell’audacia dei Santi.
Oscar card. Cantoni