Carissimi IACOPO e DAVIDE:
Questo vostro pubblico impegno è una scelta che rallegra e consola tutto il santo popolo di Dio. Vorrei che in questo momento sentiste tutto l’affetto, la stima e la riconoscenza per ciascuno di voi. Sono presenti le vostre Comunità parrocchiali, i vostri genitori, i vostri sacerdoti, i vostri amici, la comunità del Seminario.
Non si diventa preti per se stessi. Dio vi ha scelti e amati, ma il suo amore non è mai esclusivo. Questa vostra risposta ridonda a vantaggio di tutti noi, tutti ne siamo beneficiari. Siamo qui in tanti per dire grazie al Signore per questo vostro dono, che prepara alla nostra Chiesa un futuro di fecondità, a beneficio del mondo intero.
Non consideratevi, però, degli arrivati. Gioiosi si, per questo primo eccomi, ma consapevoli di una adesione al Signore e alla sua Chiesa che esige un rinnovato impegno, un continuato approfondimento del primo si, una appropriazione dell’immagine di Gesù, buon pastore, che rifletta il suo vero volto, che vi sarà dato di scoprire attraverso lo studio, la riflessione, la preghiera e il confronto con chi vive direttamente sul campo il ministero del pastore, ossia i tanti preti santi che vi circondano.
Il buon pastore è colui che “da’ la propria vita per le pecore”.
Dare la vita non è facile, dentro una cultura che idolatra come persona riuscita chi è pienamente autonomo e pensa ad arricchire solo se stesso. Dare la vita è frutto dell’ aver imparato ad amare, condividendo la vita del gregge del Signore. Si ama a misura del cuore che arde, di un cuore che si consuma amando, di un cuore che perdona, di un cuore puro, ossia che non calcola o che non discrimina. Lasciate che lo Spirito Santo continui a imprimere in voi la fisionomia di Gesù, mite agnello immolato, che ci ha amato e ha dato tutto se stesso per noi.