Ho incontrato don Serafino nel giorno della festa di s. Anna, proprio qui a Piatta, poi abbiamo vissuto una giornata molto serena con il presbiterio di questo vicariato, giovedì 2 agosto, in un clima di fraterna e gioiosa amicizia. Mai avrei pensato che quello sarebbe stato l’ultimo nostro incontro!
Ora siamo qui, raccolti nella fede e con serena mestizia, per dare l’estremo saluto a questo nostro amico e fratello, compagno nelle fatiche e nelle gioie del ministero pastorale, da lui svolto con sapienza e illuminata chiaroveggenza.
Celebriamo oggi l’ Eucaristia, nella festa di S. Lorenzo, diacono martire della Chiesa di Roma, colui che ha presentato i poveri come il vero tesoro della Chiesa. Penso che don Serafino si senta onorato perché in questa liturgia di commiato, nella quale preghiamo per lui, vengano usate le letture proprie della festa di S. Lorenzo, che ben si addicono allo stile della sua vita cristiana e sacerdotale, che egli ha testimoniato davanti a noi e alla nostra Chiesa.
Uditore assiduo della Parola, don Serafino ha cercato non solo di spiegarla, illuminandola con la sua profonda preparazione intellettuale, ma anche di farla trasparire al vivo, nella quotidianità della vita, a partire dalla realtà concreta delle persone presso le quali ha svolto il suo ministero pastorale. Egli ha operato dapprima a Montagna, quindi a S. Martino di Rezzonico e Menaggio, successivamente a Samolaco. Fu trasferito quindi a Lomazzo s. Siro, e infine qui a Piatta, una piccola, ma vivace comunità, che deve rimanere unita e non perdere la sua identità.
Vedo alcuni rappresentanti delle parrocchie che ho citato, li ringrazio per la loro presenza: sono qui per esprimere, con la comune preghiera, la loro gratitudine per il bene ricevuto. In modo speciale ritrovo i Piattini, che gli hanno voluto bene perché si sono resi conto che don Serafino, con tanta semplicità, ma anche con competenza, li ha aiutati ad avanzare verso un fede adulta, in una marcata dimensione comunitaria, ricco anche della sua speciale attenzione alle varie povertà.
Per tentare un bilancio della grazia di Dio effusa attraverso don Serafino, possiamo riferirci alla prima lettura che è stata annunciata.
S. Paolo ci ha ricordato che la grazia di Dio è sempre sovrabbondante, tuttavia a noi non è tolta la fatica della seminagione, a cui è assicurato un frutto proporzionato all’intensità e alla larghezza dell’impegno da noi operato e accompagnata dall’offerta generosa di noi stessi. “chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà, chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà”” La gioia, poi, traduce e riflette immediatamente la credibilità del nostro servizio. Essa, dice, senza ombra di dubbio, se siamo radicati o meno nel Signore, contenti di esserlo anche e nonostante le difficoltà che, ovunque ci si trovi, non mancano mai. E’ consolante, poi, riconoscere come il Signore moltiplichi il nostro buon operato e ci ripaghi oltre i nostri meriti, facendo crescere i frutti della nostra giustizia, ossia del nostro appassionato coinvolgimento nell’opera sua.
Mi pare che don Serafino abbia confermato queste verità, annunciate dal testo proclamato, perché da lui stesso ampiamente sperimentate nel corso del suo lungo ministero apostolico.
Il brano del vangelo secondo Giovanni, appena proclamato, ci aiuta a prendere coscienza delle leggi vigenti del regno di Dio, tanto diverse da quelle umane. E’ un testo che ci dona le coordinate per una vita piena, che piace a Dio, secondo il Vangelo.
Per seguire Gesù occorre rinunciare a noi stessi, al nostro egoismo, ai nostri comodi, alle sole nostre vedute, a volte caparbiamente difese, e accettare di donarsi, non trattenendo nulla per noi stessi, entrando a far parte di un progetto più grande. “Chi ama la propria vita la perde”, ci ricorda Gesù, cioè la sua vita non porta frutto, non giova a nessuno e a nulla, è una vita sterile. Servire il Signore con il sacrificio di noi stessi sembrerebbe una scelta assurda. Di fatto, solo chi ama e si dona non perde nulla, ma guadagna tutto, come il chicco di grano, che caduto in terra muore, ma produce molto frutto. Coloro che servono sono i veri uomini grandi, eredi del Regno. “Se uno mi vuole servire,(dice Gesù) mi segua. E se uno serve me, il Padre lo onorerà”.
Ringraziamo il Signore che ha fatto di d. Serafino un uomo capace di amare, molto sensibile alle necessità dei poveri. Un pastore capace di adattarsi alle situazioni anche più umili. Un ricercatore attento e vigile per presentare il Vangelo adatto alla sensibilità, alle domande di senso degli uomini di oggi, alla ricerca di Dio espressa in tante forme, sempre in dialogo anche con tante persone di buona volontà, e sempre con gentilezza e anche con una buona dose di umorismo!