“Vieni, benedetta dal Padre mio!“, è l’invito che Cristo risorto, per mezzo della sua Chiesa, qui riunita in preghiera, rivolge oggi alla sua sposa, la nostra madre Serena, che Egli ha chiamato a sè, dopo mesi di purificazione. E’ il premio di una vita intera in cui Ella lo ha fedelmente seguito e riconosciuto, onorandolo e servendolo nei poveri, secondo la grande tradizione delle Figlie di santa Maria della Provvidenza.
Le fanno certamente corona, introducendola nella gioia del Paradiso e nell’assemblea dei Santi, tutti i membri di questa famiglia religiosa, a partire dal santo Fondatore d.Luigi Guanella e dalla beata Chiara Bosatta, dalla serva di Dio Caterina, da suor Marcellina e dalle numerose altre Figlie della Provvidenza, dai Confratelli Servi della Carità, dai Cooperatori guanelliani, che le hanno preparato la strada precedendola nel cammino della fede, nelle opere di carità e che già ora vivono la pienezza della vita.
Per noi cristiani la morte non è che la “porta di ingresso” verso il mondo di Dio, in cui constatare la realizzazione piena di chi prende sul serio il Vangelo e lo vive come dimensione di fondo della propria esistenza.
Per fede crediamo che Dio è sempre fedele alle sue promesse e assicura il centuplo a chi avrà lasciato tutto per seguirlo, disposto a vivere una vita simile alla sua, nella donazione totale a Dio padre e nell’umile e continuato dono d’amore, servendo i fratelli più deboli, abbandonati e più fragili, dal momento che al centro e al cuore della comunità cristiana sono sempre i più deboli e i più poveri.
“Il povero, ci insegna Papa Francesco, è considerato di grande valore e questo differenzia l’autentica opzione per i poveri da qualsiasi ideologia. Solo a partire da questa vicinanza reale e cordiale possiamo accompagnarli adeguatamente nel loro cammino di liberazione (EG 199). Non è facile per nessuno servire i poveri in piena gratuità come scelta di vita e riconoscere immediatamente il volto di Cristo in tutti, senza distinzione. Solo un lento cammino di purificazione del cuore conduce a identificare Cristo nel volto di ogni fratello, soprattutto di quello meno amabile. Solo una costante comunione con Cristo, incontrato nella costante e continuata preghiera, può generare una unità di vita tale da poter amare e servire coloro che Cristo ama e riconoscerli sempre come i prediletti del Signore.
La carità operosa emerge solo quando si rinuncia a vivere solo per se stessi, alla ricerca di una autorealizzazione, per divenire puro frumento di Cristo, dopo essere però passati come sotto la macina tagliente di un mulino, ossia attraverso un esercizio continuo di umiliazione, che rende il cuore contrito e lascia emergere bontà e mitezza.
Allora si accetta ogni compito, anche il più umile e meno gratificante, allora anche il ministero della autorità diventa una occasione non per trarne un motivo di vantaggio personale, ma come un compito obbligante di puro servizio, frutto di un cuore libero, disposto solo a servire e ad amare. Può essere capo solo chi è in grado di dare prova del più grande amore e della più grande tenerezza.
Allora anche le umiliazioni, i fallimenti e le prove diventano una occasione per identificarsi con Cristo, umile e mite di cuore.
Sono certo che madre Serena abbia insegnato e ripreso più volte con le sue consorelle la via dell’abbassamento nella piccolezza, non solo, ma che l’ abbia anche personalmente vissuta e interiorizzata, perchè questa è la condizione per poter vivere di puro amore.
Ci affidiamo alle preghiere di madre Serena per tutte le figlie di santa Maria della Provvidenza perchè attraverso l’esercizio della misericordia e l’amore reciproco siano sempre più simili alla comunione trinitaria, di cui la vita fraterna è l’icona qui sulla terra.