Della pagina evangelica appena proclamata, vorrei oggi evidenziare il clima di stupore, ma anche di intensa commozione e di viva gratitudine, che respirano i presenti (tra cui Maria e Giuseppe) accanto al santo vecchio Simeone, ritratto nell’incontro con il piccolo Gesù.
A questo uomo, timorato di Dio e costantemente mosso dallo Spirito, è donato il privilegio e l’occasione unica di stringere tra le braccia, con tenerezza, Colui che il popolo santo di Israele attendeva nella fede con vivo desiderio, quale luce da rivelare alle genti e gloria del suo popolo.
I medesimi sentimenti (di stupore, commozione e gratitudine) vorrei che respirassimo tutti noi, presenti a questa celebrazione, in particolare i nostri consacrati e consacrate, nella giornata della Vita consacrata.
A voi, consacrati e consacrate, mi rivolgo in modo particolare, non solo per ringraziarvi della vostra presenza a servizio della Chiesa di Como e della vostra benefica testimonianza, ma anche per incoraggiarvi a diventare sempre più come la Chiesa desidera che siano i consacrati: ossia, dentro la Chiesa e davanti alla Chiesa, “testimoni del mondo futuro”, anticipo di quella pienezza di umanità, e quindi di santità, a cui sono chiamati tutti i battezzati, in modo tale che “l’al di là” sia capace fin d’ora di trasfigurare “l’al di qua”, anticipato da scelte e gesti che lo raffigurano efficacemente.
Ci domandiamo: come sarà il mondo futuro? Quale la sua caratteristica emergente? Sarà la valorizzazione in sommo grado di quei segni di umanità piena, fatta di delicatezza, di amore sincero e gratuito, a cui tutti aspiriamo, e di cui, purtroppo, avvertiamo frequentemente la mancanza, già nelle nostre famiglie, nelle relazioni interpersonali, per non parlare poi delle realtà civili, dove le persone sono spesso ridotte a numeri o catalogate per casi.
Di maggiore delicatezza e attenzione reciproca abbisognano anche le nostre comunità ecclesiali, là dove non sappiamo prendere il tempo necessario per fermarci, per guardarci negli occhi, ascoltarci e parlarci in verità (e non solo con mezze verità!). Mi pare che anche le famiglie di vita consacrata richiedano un maggior dialogo sincero e relazioni più fraterne, libere e adulte.
Anticipare il mondo futuro: questo è l’impegno a cui tendere, per poter sottolineare con forza, attraverso relazioni interpersonali ordinarie, con naturalezza e senza forzature, quel tocco di delicatezza, di dolcezza e di tenerezza, di cui c’è tanto bisogno oggi, dimensioni, invece, tanto rare, perchè molto costose, e non di immediata acquisizione.
Per realizzare questo compito è Gesù stesso che, con la pienezza della sua umanità, ci indica una via maestra, quando invita i discepoli, a fare attenzione ai “piccoli particolari“.
“Il piccolo particolare che si stava esaurendo il vino in una festa. Il piccolo particolare che mancava una pecora. Il piccolo particolare della vedova che offrì le sue due monetine. Il piccolo particolare di avere olio di riserva per le lampade se lo sposo ritarda. Il piccolo particolare di chiedere ai discepoli di vedere quanti pani avevano. Il piccolo particolare di avere un fuocherello pronto e del pesce sulla griglia mentre aspettava i discepoli all’alba.” (Gaudete et exultate 144)
Noi spesso ci giustifichiamo considerando fin troppo in fretta di aver già dato tutto a Dio e ai fratelli, una volta per sempre, come un dono all’ingrosso, ma Dio attende la nostra risposta nei dettagli, nell’esercizio quotidiano del dono di noi stessi.
Questo comporta dare la nostra vita nel dettaglio delle nostre giornate, dentro comunità che si ostinano, umilmente e pacificamente, a testimoniare che vale la pena spendere insieme la vita per Dio, pregarlo, adorarlo, accogliere le Beatitudini e imparare ad amare fino alla fine di ogni giornata.
L’ attenzione ai piccoli particolari è segno di un cuore mite, che non vive ripiegato alla continua ricerca di sè, ma è accogliente e coglie immediatamente lo stato d’animo di chi ha di fronte e ciò di cui il fratello (o la sorella) ha bisogno.
Con la cura del piccolo particolare si prevengono le necessità altrui, anteposte alle proprie; si curano le ferite, senza umiliare gli altri per le condizioni di fragilità e di debolezza nelle quali si trovano.
Piccolo particolare è intuire immediatamente ciò di cui una persona ha bisogno, aiutandola a promuovere il solo grado di avanzamento possibile, nonostante le fatiche e i suoi limiti personali.
Piccolo particolare è accogliere con amore gli imprevisti, che costringono a cambiare i programmi delle giornate, andando al di là delle nostre rigidità e dei nostri schemi precostituiti.
Attraverso questa serie di piccoli particolari, voi consacrati/e aprite un varco al cammino comune di tutti noi cristiani, chiamati a manifestare la santità con una vita ordinaria, fondata sul dono di noi stessi, quindi sulla pienezza dell’amore semplice e quotidiano.
Ci aiutate a precorrere il mondo futuro attraverso le vostre consolanti esperienze di Dio, magari sotto forme di “piccoli particolari”, ma tanto necessarie per aiutarci nella nostra ricerca di Dio, riconoscendolo ogni volta che Egli ci visita.