La settimana eucaristica del santuario di Maccio, che precede la domenica della misericordia, è sempre un punto di riferimento importante per tanti fedeli che qui accorrono da tante parti. Vogliamo insieme ringraziare il Signore, che con la sua Pasqua, ha donato la vita per noi nel sacrificio della croce e riconoscerlo oggi presente e vivo nella sua Eucaristia, i cui frutti di grazia sono sparsi con larghezza, a beneficio di tutti.
Questa sera la nostra preghiera è finalizzata in modo particolare per la santificazione dei sacerdoti, che per vocazione e missione sono i testimoni qualificati della Misericordia di Dio Trinità per tutti, mentre essi ne sono i primi destinatari.
Nessuno infatti può trasmettere in qualche modo la misericordia divina se prima non ha percepito di essere stato raggiunto e salvato lui stesso dalla misericordia, più e più volte accolto nelle braccia paterne di Dio, e reso degno di annunciarla come il messaggio più prezioso e irrinunciabile per l’uomo di oggi.
E’ la misericordia infatti che salverà il mondo, se l’uomo saprà ritornare a Dio e fare di lui il punto di riferimento della sua vita e della vita del mondo.
I testi pasquali che narrano le apparizioni di Gesù ai suoi discepoli, come quello di questa sera, ci riguardano da vicino, perché come un tempo Gesù ha ricostruito pazientemente il cammino di fede dei suoi discepoli, aiutandoli a riconoscerlo come il Vivente Signore, crocifisso e risorto, così oggi vuole rinnovare noi, alla luce della fede pasquale e incoraggiarci a proseguire, con costanza e senza esitazione, nella nostra testimonianza di fede.
Gesù non appare da risorto alle moltitudini, non si presenta agli scribi e ai Farisei, suoi compatrioti, per rimproverarli, umiliandoli, avendo essi crocifisso il Re della gloria, l’atteso Messia di Israele.
Solo appare ai suoi discepoli per confermarli nella fede, per incoraggiarli a proseguire il loro cammino di sequela, per confortarli dopo lo scandalo della passione.
In lui nessuna rivalsa, ma solo l’augurio fecondo della pace: “Pace a voi!”.
Il Signore non ci rinfaccia mai i nostri peccati, ma ci risolleva per rimetterci in cammino.
Ed ecco che Gesù si qualifica presso i suoi discepoli come il Messia glorioso, ma crocifisso.
Le sue piaghe sono ancora visibili, e le mostra, quale segno del suo amore infinito.
Non gioca al personaggio: si presenta come l’uomo Dio, senza nascondere i tratti più comuni dell’umanità. Egli accetta una porzione di pesce arrostito e lo mangia davanti ai discepoli.
Questo stile di Gesù, così semplice e naturale, deve essere anche la misura di azione di noi sacerdoti. Noi infatti siamo portatori di un tesoro di grazia, ma esso risplende e si manifesta all’interno della nostra umanità, fatta di delicatezza, di cordialità e di attenzione alle persone singole, che tanto hanno bisogno della nostra vicinanza e della nostra compassione. In una società caratterizzata da relazioni fragili e anche conflittuali c’è la differenza dei credenti, in particolare di noi sacerdoti, che può esprimersi in relazioni buone, nel segno della gratuità e della corresponsabilità, dove anche i rapporti d’autorità devono essere vissuti come servizio.
Poi il Signore continua la sua lezione aprendo la mente dei discepoli alla intelligenza delle Scritture. Li aiuta a comprendere che, a bene osservare, le Scritture avevano già annunciato un Messia umile e debole, un Messia sofferente e nello stesso tempo glorioso. La Passione del Signore non è stato un incidente occasionale, del tutto imprevisto, nel percorso.
Noi sacerdoti dovremmo onorare la Parola di Dio ed essere capaci di attualizzarla, di leggerla, cioè, alla luce delle sfide del mondo di oggi. Ce lo richiede con urgenza il santo popolo di Dio, che ha fame di Parola di Dio , perché sa che in essa è riposta la chiave per interpretare la vita, le prove, le sofferenze, le scelte buone, il destino finale dell’uomo.
Quindi il Signore affida ai discepoli un mandato: quello di trasmettere ai cristiani di tutti i tempi il gioioso annuncio della Risurrezione, che comporta la vita nuova e una ricostruzione del cuore dell’uomo, a partire dall’ aver sperimentato il perdono di Dio e il suo amore per gli uomini.
Il mondo è riconciliato, la luce del Risorto avvolge il mondo, oscurato dal male, che sembra prevalere ed essere vincente, ma non è così, perché solo il bene è destinato a trionfare. E questo perché una immensa tenerezza avvolge tutte le nostre miserie. Il mondo è trasfigurato dalla Misericordia di Dio.