Oggi celebriamo nella fede il passaggio di Gesù da questo mondo al Padre, dal quale in verità non si è mai distaccato, avendo compiuto fedelmente, in tutto e sempre, la sua volontà. E’ il momento in cui Egli ha amato di più, avendo manifestato tutto il suo amore e la sua fedeltà nella prova suprema della umiliante morte in croce. Crocifisso per amore, nonostante il disprezzo e la derisione dei suoi persecutori, abbandonato anche dai discepoli, che egli aveva teneramente amato, Gesù prosegue il suo cammino, in solitudine, fino alla fine. Non disdegna di morire in croce, avendo egli stesso scelto di offrirsi spontaneamente, come ricordiamo nella preghiera eucaristica II: “Offrendosi liberamente alla sua passione”.
Dal momento che il dono di Gesù è eterno ed è sempre fecondo, lo Spirito santo lo trasmette a noi attraverso l’Eucaristia, il Corpo e il Sangue vivente del Signore, memoria della sua passione, testimonianza suprema ed inesauribile dell’amore, che essendo divino, non si esaurisce mai, così che tutti possiamo goderne i frutti, fino alla fine del mondo, quando Egli tornerà di nuovo a noi dal cielo. Il tuo Corpo e il tuo Sangue nell’Eucaristia non sono solo viventi, ma anche vivificanti: ci fanno uscire dal nostro egoismo e ci permettono di entrare nella “cultura della Pasqua”, ossia ci aiutano a fare della nostra vita un dono d’amore a imitazione del modo con cui Gesù stesso ci ama. “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amo’ fino alla fine“. Il suo è un amore intenso, aperto a tutti, donato liberamente a noi, peccatori.
Grazie, Gesù, perché tra coloro che ami ci siamo anche noi, ci sono anch’io. Tu continui ad amarci perché sei fedele, anche quando noi non ti ricambiamo l’amore. Nei momenti di fragilità e di debolezza abbiamo ancora più bisogno del tuo amore perché ci manifestiamo per quello che siamo in verità, cioè poveri peccatori. Tuttavia ci consola la certezza che la tua Eucaristia è la tavola dei peccatori, non un sostegno per i giusti. “L’Eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli” (EG 47).
Tu sei l’immagine visibile di Dio: mite, umile e servo degli uomini che Egli ama. Hai voluto lavare i piedi ai tuoi discepoli, anche a Giuda, che ti avrebbe tradito (e tu lo sapevi!); ti sei chinato davanti a Pietro, che ti avrebbe tra poco per tre volte rinnegato, così hai rivelato, mediante questo gesto, il volto amoroso del Padre, che consegni a noi perché, a nostra volta, lo manifestiamo ai fratelli. Tu continui a lavarci i piedi perché diventiamo anche noi, come te, pura trasparenza del Padre misericordioso e come Chiesa ci sappiamo chinare sulle ferite dei nostri fratelli, risvegliando in essi quel senso di famiglia che permette loro di sentirsi parte del tuo popolo: un popolo di poveri, rivestiti, però, della dignità regale, proprio perché figli del tuo e nostro Padre.