Cattedrale di Como, 10 aprile 2022

Il re crocifisso è risorto e tornerà nella maestà della sua gloria

Omelia per la Domenica delle Palme

Abbiamo ascoltato, una volta ancora, la proclamazione della lettura della Passione del Signore. Un ascolto non superficiale, recepito non certo con distacco, come una delle tante notizie di cronaca, che accogliamo con indifferenza o superficialità.

Si è trattato, invece, di un ascolto profondamente coinvolgente, accompagnato da un vivo sentimento di pietà e di tenerezza, perché le vicende descritte ci riguardano da vicino. Ne siamo direttamente interessati, perché trattasi di un dramma che riguarda il nostro Signore e maestro, una persona che noi amiamo, di cui abbiamo accolto la chiamata e che abbiamo seguito con fiducia: è Colui che ci ha amato per primo e che ha dato la vita per noi.

È una lettura, quella della Passione, ben sintetizzata nella frase di s. Paolo ai Filippesi: “Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce“.

L’evangelista Luca descrivendo la passione del Signore, sottolinea con molta determinazione proprio lo stile umile e pieno di mansuetudine che Gesù manifesta lungo tutto il corso degli eventi, confermando così lo stesso comportamento usato nel corso della sua intera esistenza.

Gesù non ha bisogno di giustificarsi davanti a chi lo accusa, non si difende con solide motivazioni umane che soddisfino chi lo interroga. E’ l’ora della prova e delle tenebre, in cui le forze ostili sembrano annullare la forza dell’amore di Dio. Gesù accetta il limite e la debolezza di chi lo tradisce, la crudeltà di chi non lo riconosce e non lo comprende, si limita a definirlo esplicitamente un agitatore del popolo.

Gesù prosegue, nella sua innocenza, il cammino verso la croce con serena determinatezza, affidandosi, come sempre, a Colui nel quale ripone tutta la sua fiducia, il Padre, fino ad esclamare: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito“.

Anche nell’ora delle tenebre si abbandona completamente a Dio, suo Padre. Muore per coloro che lo rifiutano, segno della ostinata fedeltà di Dio per tutti. Muore perdonando, lui che nella sua vita ha predicato l’amore ai nemici, illustrazione vivente della misericordia di Dio. Sulla croce la regalità di Cristo  è schernita con la scritta: “Questi è il re dei Giudei”, invece, proprio lì, la sua regalità si manifesta in tutto il suo splendore.

Il re crocifisso è risorto e tornerà nella maestà della sua gloria.

+ Vescovo Oscar

10/04/2022
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