Siamo vicini con tanto affetto e gratitudine alle nostre suore di Valduce, così come sono chiamate abitualmente dalla gente di Como, particolarmente oggi nella festività della Vergine addolorata, che è un momento di speciale riferimento per tutta la loro Congregazione.
Proprio oggi alcune nostre sorelle ricorderanno una data di particolare riferimento nella storia della loro vocazione e noi pregheremo per loro e con loro perché non venga meno la gioia della loro consacrazione, unita al desiderio di continuare a vivere una maternità spirituale a vantaggio dei malati, nello stile di una gratuità aperta a tutti, come è il senso di chi ama e di chi serve nel nome del Signore.
La carità non ha orario, non conosce tempi liberi; perciò, è tipico di chi si è donato al Signore prendere iniziative di servizio a tutte le ore e in tutte le condizioni. I malati possono sempre contare sulla delicata vicinanza di queste persone perché il loro dono è a tempo pieno: non conosce condizioni né riserve.
Un altro motivo di letizia è il decennale anniversario della beatificazione della fondatrice, la beata Giovannina Franchi, una donna coraggiosa, che ha preso l’iniziativa di prendersi a cuore i malati e i poveri della società del suo tempo e se ne è presa cura, mettendosi concretamente a disposizione. Madre Giovannina è una persona che non solo ha rilevato la situazione di bisogno, ma è passata decisamente all’azione, coinvolgendo altre persone che l’hanno accompagnata e sostenuta nella sua azione caritativa.
Molti amano programmare, ma pochi poi oggi passano all’azione, anche nella Chiesa. “si potrebbe fare… molti dicono, ma poi incontrano difficoltà di ogni genere e si trattengono. E quando poi soprattutto occorre compromettersi in prima persona, tutto diventa molto faticoso e anche rischioso…
Dieci anni da quando la Chiesa ha presentato ufficialmente alla comunità cristiana questa figura di donna consacrata come esempio da imitare e come persona che può intercedere presso Dio a nostro vantaggio. Lei certamente ha svolto il suo compito. In quanto a noi non so se abbiamo avuto altrettanto coraggio nell’azione quale l’ha avuto lei.
E ora contempliamo ancora una volta la scena evangelica di Gesù che, morente sulla croce, affida Giovanni a Maria, così che ella diviene madre universale, dal momento che nel discepolo amato siamo tutti rappresentati. Ci dona una grande sicurezza e un grande conforto sentirci sotto il manto di Maria. Ella ci ottenga il dono della pazienza nelle prove dolorose della vita, ma anche ci insegni a restare in piena comunione con il Signore Gesù anche quando tutto fosse buio intorno a noi. Maria ci assicura il suo materno sostegno e ci induce a perseverare perché l’amore di Dio non può venire meno e questa è la certezza che illumina la nostra speranza.
Oscar card. Cantoni