È risuonato in mezzo a noi, in un clima di festa e di gioia, ma anche di stupore e di consolazione, il nuovo e più intenso eccomi di don Angelo Innocenti.
La vita battesimale, la grazia della Cresima e, per chi è chiamato, il dono del ministero ordinato, prevedono per tutti i discepoli del Signore ulteriori sviluppi della chiamata iniziale a seguire Gesù.
Si tratta, cioè di risposte più impegnative e coinvolgenti, ma sempre pienamente libere, frutto di nuove e progressive evoluzioni, che confermano e rafforzano la adesione iniziale al vangelo.
È così che prende valore e consistenza l’eccomi di don Angelo, espresso pubblicamente in questa nostra assemblea.
La sua risposta alla chiamata di Dio, attraverso la Chiesa, dice quindi un approfondimento della sua stessa vocazione battesimale e presbiterale, che oggi sfocia in una disponibilità nuova, e forse nel passato nemmeno prevista, ad essere Inviato come missionario in un nuovo ambiente di servizio pastorale in Mozambico. Eppure, tutto del suo passato verrà ricuperato nel diverso servizio che ora sta per incominciare.
Cristo, che ci precede sempre, lo sta già attendendo e insieme a lui una Chiesa locale, quella di Nacala, lo accoglie con gioia e lo destina alla parrocchia di Mirrote, dove, già dal settembre scorso, opera il nostro missionario fidei donum don Filippo Macchi.
Non è lo spirito di avventura o il fascino di nuove esperienze che muove don Angelo a dichiararsi disponibile per la missione, ma l’obbedienza di fede a Cristo Signore, che invia i suoi apostoli ad annunciare il Vangelo in ogni angolo della terra, non per iniziativa propria, ma a nome della intera Chiesa di Como, che lo ha scelto e ora lo invia come dono a una Chiesa sorella.
La nostra Chiesa non è nuova alla missione ad gentes. Ricordiamo con gratitudine e ammirazione i numerosi membri dei vari Istituti missionari, nativi della diocesi e sparsi per il mondo, come pure i nostri fidei donum, alcuni dei quali sono qui presenti, che hanno servito le Chiese locali in Africa e in America latina o in altre parti del mondo.
Don Angelo, quindi, non è che l’ultimo anello di una lunga catena di sacerdoti, religiosi e religiose, consacrate e laici, singoli o con famiglia, che hanno vissuto questa bella e feconda esperienza di fede.
Anzi, auspico che d. Angelo diventi uno stimolo e un modello per altri fratelli e sorelle, disponibili a trasmettere, e insieme ricevere, la fede in altre realtà di Chiesa, per poi condividere tra noi ciò che essi hanno ricevuto in dono.
Ci vuole molta umiltà e spirito di ascolto per operare in una Chiesa a cui si è inviati. Si tratta di immettersi pazientemente nella vita della Chiesa che accoglie e assorbirne lo Spirito fino in fondo. Non si va in missione per impiantare il nostro medesimo stile ecclesiale, italiano o europeo, quanto piuttosto per scoprire e poi condividere le diversi modalità di vivere da cristiani, secondo le tradizioni vissute in loco.
Ne risulterà una ricchezza anche per noi, radicati nei soliti nostri schemi, che oggi vanno vagliati e confrontati con nuovi modelli che non sono nostri, ma ugualmente ricchi di creatività pastorale.
Sono presenti intorno a noi, numerosi e imprevedibili, i segni del Regno di Dio, che si sviluppano progressivamente, anche se non si manifestano mediante avvenimenti o in modo clamoroso.
Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nel terreno, dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Lo abbiamo ascoltato nel vangelo di oggi, ma lo riscontriamo nel concreto attorno a noi. Se non sappiamo riconoscere questi semi del Regno è per la nostra incapacità a discernere, eppure il Regno di Dio si va compiendo anche attraverso il nostro impegno di evangelizzazione, la nostra preghiera, le fatiche apostoliche, la sofferenza offerta per amore.
Tu, carissimo don Angelo, scopri nella chiesa di Nacala gli abbondanti e inequivocabili segni del Regno di Dio. Rallegrati ed esulta per la nuova missione apostolica alla quale la Chiesa ti destina e non dubitare mai della fecondità del tuo zelo apostolico, frutto della grazia di Dio che agisce in te e attorno a te, ma anche per la gioia della fede che saprai individuare, e insieme promuovere, nel cuore e nella vita di tanti fratelli e sorelle.
Essi con te e con don Filippo vivono da cristiani dentro un contesto molto impegnativo e a volte rischioso, a confronto diretto con i nostri fratelli dell’Islam, che sono la maggioranza. Anche essi, tuttavia, sono cercatori di Dio e con essi potrai instaurare vincoli di sincera amicizia, in un clima di comprensione e di rispetto.
Caro don Angelo: semina dunque con fiducia, mentre noi tutti, dal presbiterio diocesano ai fedeli laici, ti accompagniamo con la preghiera e la nostra amicizia.
Oscar card. Cantoni