Eccoci di nuovo in Quaresima, un tempo opportuno per rinascere alla vita della grazia battesimale. Un tempo nuovo, perché a ogni periodo della nostra vita corrisponde una inedita opportunità; non si è più quelli dello scorso anno! Le situazioni sono cambiate e anche noi siamo evoluti per la corrispondenza alla grazia che il Signore ci ha donato, ma, oihmè, possiamo anche essere tornati indietro, a causa dei peccati che hanno ostacolato il progresso nella vita secondo lo Spirito, per le resistenze che si oppongono alla vita dei figli di Dio, offertaci con il dono del Battesimo. La grazia del Battesimo è viva in noi finché non la soffochiamo con scelte anche particolari che ne spengono la vitalità, ci impediscono di vederne e gustarne la bellezza! L’amore del Signore, tuttavia, è fedele, non ci abbandona e la Quaresima è l’occasione opportuna che Egli ci offre per rinascere alla vita nuova, per riprendere con scelta decisa il cammino che ci appartiene. Dio ci ricolma di nuova vita a condizione che lo vogliamo, a misura che la desideriamo, dal momento che Egli rispetta sempre la nostra libertà.
Il Vangelo appena proclamato ci suggerisce gli strumenti attraverso cui piacere a Dio, le vie mediante le quali possiamo evolvere nel nostro cammino di santificazione. Gesù ci parla di tre strade da percorrere per maturare in noi quell’uomo nuovo, che è frutto della grazia battesimale. Innanzitutto l’elemosina, ossia il nostro rapporto con gli altri. Si possono usare gli altri come strumento per esaltare noi stessi, le occasioni di bene nei confronti dei fratelli come un mezzo per crederci a loro superiori, per sentirci bravi e appagati per il bene che facciamo. La carità, invece, è discreta, non si vanta, non trova un motivo per elogiare se stessi e la propria bravura a causa del tempo che spendiamo o per l’impegno di servizio con cui ci prendiamo cura degli altri. La carità è benevola, agisce sempre per il bene degli altri, al di là dei propri interessi. È’ il modo di amare gli altri come amiamo noi stessi.
Dopo l’elemosina, la preghiera, ossia il nostro rapporto con Dio. Il Signore ci invita a pregare il Padre, ma senza ostentazione, senza cercare di piegare Dio ai nostri desideri, piuttosto pregare perché noi scegliamo la volontà di Dio e la amiamo. Pregare nel segreto significa anche aver cura della propria vita interiore, e corrispondere agli aneliti dello Spirito santo, che il Padre dona ai suoi figli e che ci suggerisce le cose buone, le scelte opportune, quelle che Dio vuole per noi.
Infine, il Signore Gesù ci invita al digiuno, ossia a rivedere il nostro rapporto con noi stessi, distaccandoci dall’idea spesso troppo alta di noi stessi e dal confidare nei beni che possediamo, quasi fossero una garanzia per assicurarci la felicità a basso prezzo. Distacchiamoci da ciò che ci appesantisce, ossia ci rende meno facile aderire al progetto delle Beatitudini, la vera “magna carta” della vita cristiana.
Aiutiamoci gli uni gli altri per fare di questo tempo una splendida occasione da valorizzare per vivere con frutto la vita di figli di Dio e così testimoniare l’uomo nuovo che Cristo ci ha meritato con il dono della sua vita, amandoci fino alla fine.