Innanzitutto vi ringrazio molto per la vostra disponibilità a donare il vostro tempo a servizio della Comunità parrocchiale di cui fate parte, in modo speciale per l’attenzione che rivolgete ai fratelli ammalati o anziani, ai quali recate in dono Gesù nell’Eucaristia.
E’ un servizio qualificatissimo, che vi onora e che nello stesso tempo vi impegna. E’ il vostro modo di servire, in tutta umiltà e consapevolezza. Vorrei che accettaste l’incarico di distribuire la comunione e di portarla nelle case come un grande atto di fiducia della Chiesa, che mette nelle vostre mani il suo tesoro più grande: l’Eucaristia.
Sentitevi in comunione con tutti i membri della comunità cristiana, dove ciascuno esercita i suoi doni e condivide, con gli altri le responsabilità, tutti però animati dall’unico Spirito, che fa di molti un solo corpo in Cristo. Siamo un corpo solo, con doni diversi. Ciascuno deve attuare il proprio, non con ostentazione, ma come umile servizio.
Portare la comunione nelle case vuole dire far partecipare anche i malati e gli anziani all’Eucaristia domenicale, che viene celebrata nella propria parrocchia, permettere loro di essere spiritualmente presenti alla celebrazione. Così tutti si sentono legati in un comune vincolo spirituale, si sentono famiglia di fratelli amati e preziosi, non abbandonati a loro stessi e alle loro sofferenze.
Partecipare consapevolmente e con grande devozione all’Eucaristia sia per voi il primo impegno, non solo la domenica, ma anche, quando è possibile, durante i giorni feriali, magari preparando la letture della Parola di Dio del giorno, prima di recarvi in Chiesa. Da noi questo privilegio è ancora possibile: pensate a tante regioni del mondo prive di sacerdoti. In molte parti della terra (anche in Italia) non c’è più nemmeno la possibilità della celebrazione regolare della Messa, neanche la domenica!
Occorre però anche che voi troviate il tempo per vivere l’adorazione eucaristica, in una chiesa. E’ un grande momento di intimità col Signore, che ci purifica dei nostri egoismi e ci dona forza per amare e servire i fratelli in risposta al suo amore.
L’incontro con i malati e gli anziani deve svolgersi con molta dignità, senza fretta e con un coinvolgimento affettivo, da fratelli e sorelle. Sono persone che gradiscono la vostra visita e la attendono con ansia. Non basta consegnare l’Eucaristia come se fosse un pacco postale, occorre vivere insieme una piccola celebrazione, con qualche testo della Parola di Dio, con qualche preghiera adatta, secondo degli schemi di orazione già diffusi, invitando a unirsi alla preghiera anche i familiari che assistono i malati.
Occorre prendersi cura di ciascuno, ascoltando le loro confidenze, chiedendo informazioni sulla loro salute, verificando le loro necessità, anche materiali. Che conta che i malati non si sentano materiale da scarto. Per questo occorre invitare i parrocchiani a far loro visita, dando loro tempo. Nello stesso tempo occorre far sentire i malati pienamente inseriti all’interno della comunità, raccomandando loro di pregare per le necessità del momento o per le situazioni che, di volta in volta, si susseguono.
Il vostro servizio è sotto la responsabilità del parroco, il quale deve essere informato della situazione delle diverse persone che incontrate e deve poi recarsi da loro periodicamente per la Confessione sacramentale. A livello diocesano esiste un calendario di incontri periodici, diretto dall’Ufficio Liturgico (che ringrazio) per la formazione permanente. Soprattutto vorrei invitarvi ad affrontare la lettura e la meditazione di testi importanti per l’approfondimento dei ruolo primario dell’Eucaristia nella vita della Chiesa e dei singoli battezzati. E’ un modo per rendervi consapevoli di ciò che vi è affidato.
+ OSCAR, vescovo