Oggi è giorno in cui affermare con forza il trionfo di Cristo crocifisso e risorto. Egli ha superato e vinto la morte e con la sua risurrezione introduce ciascuno di noi nella vita immortale dove contempleremo in eterno Dio, nostro creatore e Padre. Questa è la grandezza e la bellezza della nostra fede, cioè la vita eterna, che noi ogni volta proclamiamo mentre facciamo memoria dei nostri defunti.
In questa eucaristia ricordiamo in particolare quanti hanno dedicato la loro vita a servizio del popolo di Dio, i nostri vescovi e tutti i nostri cari sacerdoti defunti, con i canonici che hanno vissuto il loro ministero in questa nostra cattedrale. Ora godono il premio delle loro fatiche apostoliche, fondate sulla certezza della risurrezione di Cristo, sulla vittoria finale dell’amore, ben più forte della morte.
Mi piace ricordare un passaggio di un’omelia di Papa Benedetto XVI: “la Commemorazione di tutti i fedeli defunti ci dice che solamente chi può riconoscere una grande speranza nella morte, può anche vivere una vita a partire dalla speranza. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire solo dall’esperienza, la stessa vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile solamente se c’è un Amore che superi ogni isolamento, anche quello della morte. L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio”.
Gesù è stato inviato da Dio Padre per restituire all’uomo la sua dignità perduta con la disobbedienza di Adamo, così da permettere all’uomo l’intima comunione con Dio, che non viene mai meno, anzi viene intensificata perché eterna.
Rendiamo dunque grazie a Dio, che per mezzo del suo Figlio, fatto uomo per noi, e con la potenza dello Spirito, ci ha aperto le porte della vita, per godere in pienezza la gioia e la pace, frutto della contemplazione del volto di Dio Padre.
La comunione con Dio, nella gioia del Paradiso, ci permetterà di intensificare anche il nostro rapporto con le persone che abbiamo conosciuto quaggiù, riconoscendole nella loro autentica verità, ossia nella bellezza semplice, ma squisita, della loro umanità, spesse volte quaggiù velata dalle illusorie apparenze umane.
Nell’al di là poi, riconosceremo tutti i nostri Pastori, in atto di spalancarci le porte del cielo, quale proseguimento del loro impegno apostolico, al nostro arrivo lassù.
Sarà un momento di festa e di gioia.
Oscar card. Cantoni