Siamo accorsi questa sera, come ogni anno, il 12 settembre, a questo santuario della Madonna del Prodigio, nella festa del santo nome di Maria.
Qual è il prodigio che noi invochiamo da Maria per ciascuno di noi?
Nulla di straordinario o di eccezionale, ma solo la grazia di sentirci accompagnati da lei nel compiere ogni giorno con fedeltà e piena consapevolezza la volontà di Dio per noi.
In questo siamo simili gli uni gli altri, anche se con doni e compiti particolari a ciascuno, secondo le responsabilità che la Provvidenza ci ha affidato.
La Madre del Signore e nostra ci ha accolto e attraverso il Vangelo che tratta di lei e della sua risposta d’amore alla chiamata di Dio, diventa ancora una volta per noi guida e modello della nostra personale risposta.
Oggi si sono riaperte le scuole, un nuovo inizio per tante famiglie, per i ragazzi, per i docenti. Quante persone coinvolte! Sono riprese le attività lavorative, come pure la vita sociale ricomincia il ritmo consueto. Anche la vita della comunità pastorale dei Santi della carità e del vicariato trova nuove occasioni per rimettersi insieme, in risposta alle esigenze pastorali dei fedeli. Con quale spirito diamo il via dentro tutto questo tempo di ripresa?
Potremmo sperimentare, da una parte, la fatica di ricominciare, dall’altra, il gusto di un nuovo impegno. Davanti alle esitazioni e alla paura del nuovo che ci attende, come Maria al momento dell’ annunciazione, avvertiamo l’invito dell’angelo. “Non temere“.
Non temere la fatica di gettare nuovamente le reti, ossia di continuare il cammino già iniziato, con un deciso proponimento di buttarci generosamente, con cuore rinnovato, nel servizio quotidiano: in famiglia, nella comunità pastorale, nell’impegno scolastico o professionale, nel servizio di volontariato, ecc.
È qui che la chiamata di Dio si storicizza per ciascuno di noi, molto evidente e ben definita. Siamo chiamati ad accoglierla di buon grado, vivendo la nostra situazione particolare, fatta di piccole fedeltà quotidiane, senza sognare illusorie situazioni, esterne agli impegni nei quali oggi siamo coinvolti, dentro questo territorio ben circoscritto, con persone ben conosciute e nello stesso sempre nuove, a volte molto distanti da come noi le vorremmo!
Maria ci è modello di subitanea risposta di fronte alla chiamata di Dio che le proponeva di diventare la madre del suo Signore.
Con il suo “eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” ci invita ad avere fiducia nella grazia di Dio, a cui nulla è impossibile. A maggior ragione, il Signore ci darà la forza e la consolazione di lasciarci coinvolgere nel suo progetto d’amore, in modo che il nostro “eccomi” sia espressione della nostra libera e personale adesione che coinvolge tutto noi stessi: mente, cuore e volontà.
“Per fare, o Dio, la tua volontà”, ecco il desiderio intimo di Gesù, il figlio prediletto del Padre. “Sono la serva del Signore”, è la risposta piena di fiducia di Maria di Nazareth, che aderisce a un progetto non suo, nel quale, però, si lascia totalmente coinvolgere.
Ecco il prodigio che invochiamo dal Signore, per le mani di Maria, in una nostra piena adesione a quanto Egli ci dirà.