È tempo di vacanze, vissute però quest’anno dentro un clima di particolare precarietà e incertezza.
Siamo stati segnati tutti, nei mesi scorsi, dalla paura del contagio dal corona virus e rattristati dalle tante situazioni di sofferenza e di morte. Non sappiamo cosa attenderci nei prossimi mesi.
All’interno di questo contesto, ecco la festa consolante della Assunta, che oggi celebriamo in questa nostra Cattedrale a Lei dedicata.
È un motivo di gioia e di speranza, un evento di vittoria, che ci rimanda alla sconfitta della morte, allo splendore della luce pasquale che vince le tenebre del male, prova certa della vittoria definitiva di Cristo, crocifisso e risorto.
Egli ha comunicato per primo alla Madre i frutti della sua Pasqua, aprendo quindi le porte della vita a tutti noi, chiamati alla pienezza della gioia nella comunione Trinitaria nella assemblea dei Santi.
Maria, la madre del Signore, ricorda a tutti noi la meta che ci attende, ci richiama alla fiducia nel suo figlio Gesù, che con la sua risurrezione ci garantisce che la morte ( tema che facilmente tendiamo a rimuovere, ma che è sotto i nostri occhi), non è il destino finale degli uomini, perché la nostra vita sarebbe ben vana se si concludesse entro la storia presente.
Noi crediamo che Dio ci ha destinati alla pienezza della vita senza fine, nella intima comunione con Lui e con i nostri fratelli in umanità.
Penso in modo particolare a tutti i nostri morti in questi mesi per il corona virus, la cui vita si è consumata improvvisamente, strappati dall’affetto dei loro cari.
Siamo rattristati, anche perché molti di essi sono stati sepolti in tutta fretta, senza nemmeno l’abbraccio dei propri parenti, senza il conforto amicale e la vicinanza orante della comunità cristiana.
Non possiamo dimenticare questi nostri fratelli e sorelle, molti dei quali uniti a noi per vincoli di amicizia e di gratitudine a causa della loro presenza generosa e incisiva nella vita della nostra comunità cristiana o nella società civile.
Piuttosto chiediamo al Signore della vita che apra loro le porte del suo paradiso e possano godere della comunione eterna con i santi e beati del cielo, familiari di Dio, di cui Maria è la capostipite e cantare con Lei il Magnificat, inno di lode e di rendimento di grazie.
Siamo consapevoli che niente del bene che i nostri morti hanno realizzato sulla terra andrà distrutto, mentre il male commesso è destinato ad essere annientato, attraverso una purificazione per la quale partecipano con frutto le preghiere dei santi e di tutti noi, ancora pellegrini sulla terra.
Dal cielo i nostri fratelli di fede pregano per noi e con Maria, madre della Chiesa e madre nostra, supplicano Dio padre perché ci conceda di perseverare nella comunione fraterna, mentre cerchiamo di realizzare già fin d’ora la comunione con Dio che essi già godono in pienezza.