Quando Gesù conduce tre suoi discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni sul. Monte Tabor permette loro una pausa molto salutare e benefica. Essi sono aiutati a comprendere meglio il mistero della sua persona e a conoscere in anticipo la meta a cui Egli sta andando incontro, cioè la sua passione, morte e risurrezione.
Gesù si era accorto che i discepoli avevano bisogno, proprio a questo punto preciso del loro stare con Lui, di una nuova conferma rassicurante. Erano perplessi e increduli davanti a quanto egli andava loro insegnando.
E gliela concede volentieri questa pausa perché essi si sentano confermati e così possano continuare a seguirlo.
Può essere che anche voi tutti abbiate vissuto questi pochi giorni di visita pastorale come una felice occasione per incontrare il Signore che è venuto a visitarvi mediante un suo pastore.
È stato questo un momento qualificante e opportuno per rendervi conto del laborioso cammino di fede che, come discepoli del Signore, state percorrendo insieme, in questo tempo così impegnativo e drammatico della storia, un tempo che richiede massima unità e convergenza di cammino e non ammette divisioni.
Per quanto breve, questa visita pastorale può essere servita per rassicurarvi della bontà della esperienza comune che state vivendo, per sintonizzarvi con il cammino che la nostra Chiesa diocesana sta additando, per potersi presentare davanti al mondo unita e compatta, quale segno di speranza e di vera fraternità. Una chiesa che cammina insieme, con l’apporto di tutti, per essere testimone e messaggera della misericordia di Dio dentro la nostra società, quindi una Chiesa sinodale, ministeriale e missionaria.
Sul monte Tabor i tre discepoli ascoltano la voce del Padre e scorgono la intima relazione Padre-Figlio. Percepiscono la trasfigurazione del Signore come la manifestazione piena dell’umanità vissuta dal Figlio, in risposta obbediente all’amore del Padre. “Questo è il mio Figlio, l’eletto, ascoltatelo!”.
Anche noi, attraverso il Battesimo, veniamo rigenerati così da vivere l’esperienza della umanità vissuta nella figliolanza, che nel momento della Trasfigurazione sul. monte si è resa pienamente visibile davanti ai tre discepoli, stupefatti e commossi.
Gesù apre gli occhi e la mente ai tre discepoli in vista di quanto avrebbero vissuto di lì a poco.
Apra gli occhi e la mente anche a noi tutti perché lo ascoltiamo quale Figlio amato e così abbiamo la luce che ci consente di poter vedere, nella notte del. mondo, quella bellezza che sul monte il Padre ha fatto brillare.
Oscar card. Cantoni